La canapa indiana
La canapa indiana costituisce insieme alla canapa sativa uno dei due maggiori tipi di cannabis.
Le due specie arboree possiedono caratteristiche, effetti e usi diversi; sono differenti non solo per tipo di ambiente in cui vengono coltivate, ma anche nella loro diffusione e soprattutto negli utilizzi che esse possono avere, la maggior parte dei quali ancora scoraggiata e rifiutata da gran parte delle persone.
In questo articolo analizziamo la canapa indiana, detta anche “Cannabis indica”.
La canapa indiana è una pianta della famiglia delle Moracee, sottofamiglia cannaboidee, è una delle culture più antiche conosciute dall’uomo.
Le numerose piante appartenenti a questa categoria vengono coltivate prevalentemente in climi tropicali o sub-tropicali;La canapa tuttavia possiede una grande capacità di adattamento ai vari climi, per tanto la sua diffusione e coltivazione nel resto del mondo è stata costante.Le piante di canapa indiana sono basse, densamente ramificate e cespugliose con numerose foglie larghe e ampie. Per questo, rispetto alla canapa sativa, sono più predisposte a una coltivazione “dentro casa”; i fiori della canapa indiana non richiedono particolari cure e attenzioni.
Fiori della canapa indiana
Il punto di origine della diffusione della Canapa e dei suoi fiori è l’oriente: si ritiene infatti che la prima area di coltivazione della canapa indiana corrispondesse all’attuale Afghanistan; successivamente, grazie ai numerosi e frequenti spostamenti delle tribù nomadi giungerà anche in zone come la Cina e l’India.
In Europa farà la sua prima apparizione nel 1800, quando nei salotti borghesi dei francesi di diffonderà come una vera e propria “moda”, un rituale sociale praticata anche da intellettuali molto rinomati (es. Baudelaire).
Oggi i fiori della canapa indiana viene coltivata soprattutto in zone con un clima molto caldo (con una latitudine di circa 30-50°) come l’Africa (sia settentrionale che orientale), l’oriente (sub-continente Indiano) e il Sud America (Messico e Giamaica).
Usi della canapa indiana
Gli usi della canapa indiana che possono essere ricavati dall’utilizzo di questo tipo di canapa e dei suoi derivati sono molteplici e molti ancora in fase di studio.
Innanzitutto, i fiori della canapa indiana, e in generale la stessa pianta, hanno un elevato contenuto di THC.
Il THC (o tetraidrocannabinolo) è il principale principio attivo delle piante di cannabis, infatti può essere considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi. Esso è il principale responsabile della percezione cosiddetta “high”. I suoi effetti variano ovviamente a seconda del dosaggio; ciò nonostante bastano anche piccole dosi per provocare sensazione di rilassamento, euforia o appetito.
Effetti canapa indiana
Nonostante il THC sia oggi bandito e definito illegale in molti paesi, possiede numerosi potenziali effetti benefici sull’organismo.
I benefici riguardano anche i derivati della canapa indiana, come olii o liquidi.
Ecco alcuni dei principali effetti dell’azione del THC:
1. Calmante e rilassante; il senso di benessere si diffonde in pochissimi minuti all’intero organismo e dura circa 4\5 ore. Ottimo quindi per il controllo di stress, sovratensione e altri disturbi di vario genere.
2. Stimolante il sonno; l’estremo rilassamento del corpo porta a una sensazione di torpore generale, benefico quindi soprattutto per chi soffre di insonnia (Per questo è preferibile un assunzione “notturna”)
3. Interruzione del tremolio corporeo; Il rilassamento muscolare è ottimo contro spasmi muscolari o formicolii di varie parti del corpo.
In generale quindi, l’effetto che si ottiene è rilassante sia a livello fisico che mentale;
Questo effetto viene generalmente classificato come “stone” in quanto agisce prevalentemente sul corpo.
Esistono poi anche altri importanti effetti legati alla presenza di THC nella canapa indiana, come ad esempio la capacità di stimolare l’appetito (la cosiddetta “fame chimica”); può essere quindi un ottimo rimedio contro i disturbi alimentari.
Infine, alcuni studi sostengono che possa anche decongestionare le mucose e diminuire la pressione interna dell’occhio.
E’ stato inoltre dimostrato che la canapa indiana non produce alcun tipo di assuefazione fisica, e una eventuale intossicazione dovuta all’eccessiva assunzione è rara.
Canapa indiana industriale
La coltivazione di canapa indiana, così come l’utilizzo dei suoi derivati è in Italia (così come in altri paesi) bandita e punita per legge; il THC viene considerato un composto psicoattivo illegale, nonostante esso abbia dimostrato molte proprietà all’interno del campo medico.
La sua applicazione nella medicina con fini terapeutici sembra infatti che stia andando nella giusta direzione.
La canapa indiana potrebbe trovare maggiore possibilità di utilizzo soprattutto in tutti quei casi in cui i convenzionali farmaci si dimostrano fallaci o possiedono degli effetti collaterali dannosi per l’individuo. Soprattutto in questi casi i numerosi derivati della canapa indiana (olii, bevande.. ) possono essere degli efficaci sostituti.
Gli utilizzi della canapa tuttavia non si limitano al contesto medico e farmaceutico; La canapa indiana industriale viene largamente utilizzata e continuamente studiata per poter ottenere dei miglioramenti in moltissimi campi industriali.
Diversi sono infatti i progetti che riguardano il suo utilizzo a livello di bioedilizia; un esempio è il “CANAPALEA” (dal latino paglia di canapa), un progetto finanziato dalla Comunità Europea finalizzato alla diffusione dell’uso della canapa indiana industriale nelle costruzioni attraverso la formazione ed informazione degli interlocutori politici, tecnici e professionali.
Il referente in italia di quest progetto sull’utilizzo della canapa industriale è l’ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), responsabile della realizzazione della prima casa in canapa, opera di Oliver Zaccanti e Alessandro Beber.
Oggi, la questione degli utilizzi e possibili impieghi della canapa indiana farmaceutica e\o industriale è un tema centrale nel dibattito sociale.